La strana coppia

Harry Potter - J. K. Rowling
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La strana coppia
Summary
La maggior parte del sesso che avevo fatto in vita mia non era stato intimo come quel bacio.
Note
Titolo: La strana coppiaPersonaggi/Pairing: Draco/NevilleRating: PgAvvisi: Romantico, introspettivoConteggio Parole: 635Prompt: La maggior parte del sesso che avevo fatto in vita mia non era stato intimo come quel bacio. (dal film Elizabethtown, di Cameron Crowe)Pubblicazione: 29/09/2011

Come fossi finito a far da balia a Neville Longbottom, tra tutti, era una cosa che io, Draco Malfoy, proprio non riuscivo a comprendere. La guerra, la morte dei suoi genitori, la posizione sociale, non sembravano esser bastate a fare dell'ex-grifondoro una persona in grado di autogestirsi. E così il nostro capo, che Merlino l'abbia in gloria se se lo venisse a prendere di corsa, aveva pensato bene di accoppiarci. Dopotutto, io lavoravo bene anche da solo e, secondo quel genio incontrastato delle coppie assurde, sarei riuscito a render produttivo anche l'operato, tra l'altro ottimo, di Longbottom.

Quando l'avevo saputo stavo per dare le dimissioni.

Poi fui spedito in Scozia, a Glasgow, per un sopralluogo. E, incredibilmente, non m'ero trovato poi così male. Il problema di Neville era l'assoluta incapacità di mollare. No, non che io mollassi un caso, ma non m'ammazzavo di straordinari e, una volta concluso, non tornavo ad occuparmi di vittime e parenti vari, assicurandomi che stessero bene e che ricevessero la dovuta assistenza. Non era mio compito, non lo era mai stato, e non volevo nemmeno farlo.

Dopo quella prima volta capii che non sarebbe stato un caso isolato, ecco perché, come al solito, mi trovai a dover andare a recuperare per le orecchie il mio compagno idiota.

Lo trovai su un'altalena del giardino pubblico vicino alla casa dove vivevano i due reduci di un attacco di neo-mangiamorte. M'ero stupidamente lamentato per un'eternità, l'ammetto, sulla mancanza di inventiva di questo nuovo gruppo, finché non era stato chiaro come la mancanza fosse solo da un punto di vista lessicale, poiché i loro metodi erano tutt'altro che usuali. Con quella famiglia, però, erano andati sul classico: una cruciatus fino a far perder la ragione ad una delle due vittime. L'altra era in coma, con pochissime speranze di ripresa. I due figli vivevano ora con una vecchia zia.

Le spalle di Neville erano curve, sconfitte.

Non mi piaceva vederlo così. Era da qualche tempo che non mi piaceva vederlo triste: passavo la maggior parte del tempo a cercare di ridicolizzare gli altri per strappargli sorrisi divertiti o imbarazzati, a seconda della qualità della battuta, proprio perché non mi piaceva il tono che assumevano i suoi occhi nocciola quando s'incupivano, né come s'affilavano i suoi lineamenti morbidi.

Lo raggiunsi ad ampie falcate e m'inginocchiai davanti all'altalena, posando i palmi sulle sue rotule.

"Dovevo fare di più."

"Non potevamo fare di più." Lo corressi immediatamente.

"Dovevo impedire che succedesse nuovamente."

"Facciamo del nostro meglio, non siamo onnipotenti." Gli feci presente, cercando di includermi in quell'ammissione di colpa unidirezionale.

"Devo trovare il modo di fare di più."

Le mie labbra si posarono su quelle di Neville. Le sue mani, dopo un momento di esitazione, incontrarono i miei capelli, che forse erano diventati un po' troppo lunghi, affondando le dita forti e stringendoli alla base, facendo scontrare le sue nocche con la mia cute. Sentii la mente scollegarsi d'un tratto e il cuore iniziare a battere più forte mentre la sua lingua prendeva possesso della mia bocca con una voracità che non credevo possibile. Sapevo come mi guardava, non credevo potesse essere così. Toccava corde sconosciute del mio animo, con la sola potenza di quelle labbra; quando mi lasciò, mi ritrovai a vacillare appena un po'. La maggior parte del sesso che avevo fatto in vita mia non era stato intimo come quel bacio.

Osservai i suoi occhi tornare dell'usuale colore e le sue gote tingersi di un rosso acceso, violento, non appena si rese conto che ciò che era appena successo era realmente avvenuto.

Sorrisi, ritrovando il mio equilibrio, facendo scorrere i palmi dalle ginocchia fino al punto vita.

"Abbiamo altro lavoro da fare." Gli dissi, e non avrei mai creduto che il mio tono potesse essere tanto morbido. "Torniamo in ufficio." Aggiunsi alzandomi e ritirandomelo appresso. Senza aspettare il suo consenso me lo strinsi al petto e smaterializzai entrambi nell'Atrio del Ministero.