Second chances and new beginnings

Harry Potter - J. K. Rowling
M/M
G
Second chances and new beginnings

Sapeva di aver fatto la scelta giusta, di aver preso la decisione giusta dopo mesi di dubbi, ripensamenti, incertezze e ansie. Aveva anche il supporto di Hermione, lei era d'accordo con quest’idea, diceva che era per il suo bene.
Allora perché il suo cuore batteva forte e si sentiva ansioso mentre si sedeva nel suo posto in un treno che l’avrebbe portato nella capitale francese?

Harry fece un profondo sospiro e cercò di sistemarsi meglio sul sedile.
Il treno iniziò ad avviarsi e vide la sua migliore amica salutarlo dal binario, rispose immediatamente cercando di fare un sorriso rassicurante. La vide diventare sempre più piccola e poi scomparire dietro una curva. Era l’unica ad averlo accompagnato alla stazione quella mattina e un po' c’era rimasto male, ma d'altronde sapeva già che Ron non sarebbe venuto, dopo tutto non si parlavano da settimane e sicuramente non sarebbe venuto neanche il resto della famiglia Weasley.
Dopo tutto li aveva delusi quando aveva rotto il fidanzamento con Ginny, ma non poteva stare con lei così come non poteva più stare a Londra, per questo aveva chiesto un trasferimento in un’altra nazione. E’ stata Hermione a pensare a Parigi, in fondo lì servivano degli auror per i mangiamorte ancora latitanti.
Così aveva chiesto il trasferimento ed ora mentre il treno correva, quella decisione stava diventando una realtà.
Ed Harry, il ragazzo che è sopravvissuto, il mago che ha sconfitto Voldemort, la stava affrontando da solo ma determinato più che mai a costruirsi una nuova vita, in una nuova città, in un nuovo e sconosciuto Paese dove non sarebbe stato attaccato dai ricordi legati alla guerra e dalle persone morte per colpa sua.
Una nuova vita, questo desiderava maggiormente il ventenne Harry Potter. E questo si ripeteva mentalmente chiudendo gli occhi e scivolando tra le braccia di morfeo mentre il treno attraversava le coste europee.

Fu svegliato dall’improvvisa confusione che esplose intorno a lui. Si stiracchiò e si sfregò gli occhi ancora assonnati, prima di controllare fuori dal finestrino. Era al capolinea, era arrivato a Parigi.
Si alzò e prese i suoi bagagli, non era tutta la roba ovviamente. Hermione gli avrebbe inviato nelle settimane successive il resto, dopo che si fosse sistemato un po’.
Scese dal treno e si avviò verso l’uscita cercando con lo sguardo la persona che doveva accoglierlo.
La individuò subito e si diresse verso il ragazzo che aveva un cartello con su scritto ‘Mr. Potter’.
- Signor Potter dia a me la valigia. Lei sarà stanco dopo il lungo viaggio.- il ragazzo prese la valigia e gli fece un sorriso di rassicurazione. Harry mormorò un ‘grazie’ e lo seguì verso la macchina.
- Si figuri, è il mio lavoro. Scusi il mio inglese ma non lo parlo sempre. - mentre continuava a parlare l’autista mise la valigia e lo zaino di Harry nel bagagliaio e salito in macchina l’avvio. - Allora mi hanno dato l'indirizzo del suo nuovo appartamento. E’ in una via tranquilla della Parigi babbana. Non è molto distante dal Ministero della Magia e dal suo lavoro. Basta una decina di minuti a piedi per arrivarci, ma comunque può tranquillamente usare la metropolvere e passare dal camino per far prima e per far più comodo.-
Harry annuì e registrò nella sua testa tutte queste informazioni, mentre guardava Parigi per la prima volta.
-Bella, vero? Ha fatto proprio bene a venire a vivere qui. Nella capitale più romantica e più magica del mondo.- Gli disse il ragazzo con un accenno di orgoglio nella voce.
Si fermarono davanti a un condominio d’altri tempi.
-Eccoci qua. Le dò una mano, il suo appartamento è all'ultimo piano e non c’è l'ascensore.-
Arrivati davanti alla porta della sua nuova casa, Harry era esausto. Cinque piani di scale avevano sconfitto un ex giocatore di Quidditch.
L’autista lasciò le chiavi in mano al moro, saluto e se ne andò fischiettando.
Harry aprì la porta e rimase a fissare sull’uscio la sua nuova casa. Era piccola, ma andava bene per una persona che viveva da sola. In più il balcone e le finestre gli mostravano una bella visuale di Parigi.
Era finalmente nella capitale francese e ed era pronto a cominciare la sua nuova vita in questa città

 

Si trovava nell’atrio della sede del ministero della magia francese, tutto intorno a lui c'era un continuo via vai di persone indaffarate. Harry si sentiva spaesato e a disagio, si fece coraggio e si avvicinò al banco delle informazioni.
-Mi scusi, sono nuovo qui. Potrebbe indicarmi dove si trovano gli uffici degli Auror?-.
-Ma certo.- gli rispose una donna.- Prenda l'ascensore B e prema il bottone dell'undicesimo piano, poi subito appena uscito dall’ascensore svolta sul corridoio a sinistra. In fondo ad esso troverà la sezione ministeriale dedicata agli auror e alla polizia.-
Harry ringraziò e fece tutti i passaggi che gli erano stati detti. Cinque minuti dopo si trovava davanti a degli uffici ed ad altre persone che si muovevano indaffarate.
Non sapendo bene che fare decise di aspettare nella sala d'attesa e nel frattempo si guardò un po’ intorno, dopo tutto quello era il suo nuovo posto di lavoro.
-E’ lei il signor Potter?- gli si avvicinò un signore calvo con un bastone da passeggio in mano, alla conferma positiva sorrise e gli fece cenno di seguirlo.
-Mi scusi il ritardo. Sono Vincent Bernard, sarò il collegamento fra lei e il resto della squadra investigativa francese. Eccoci qua, questa sarà la sua scrivania, ora le mostre invece la sala delle riunioni.-
Harry ebbe solo qualche secondo per poter posare la borsa e seguire il suo nuovo collega.
Dopo pochi minuti si trovarono davanti ad una grande sala, al suo interno c'era un gruppo di persone che stavano confabulando tra di loro. All’ entrata di Harry e di Bernard smisero di parlare e si voltarono verso i nuovi arrivati.
L’uomo che si trovava vicino ad una lavagna piena di scritte per lo più francesi, prese la parola per primo.
-Bene, la attendevamo signor Potter. Ho letto le note inviatemi da Shacklebolt sul suo conto e sulle sue prestazioni lavorative. Spero non si trovi male qui da noi.-
Detto questo a turno le persone nella stanza si presentarono e poi iniziarono ad aggiornare Harry sui vari avvenimenti delle ultime settimane.
Venne a sapere che un gruppo di mangiamorte si trovava nascosto da qualche parte nella campagna francese e che quando si sentivano audaci torturavano e uccidevano contadini babbani. Per ora la polizia investigativa aveva ristretto l’area di un possibile nascondiglio nella regione di Piccardia.
Harry memorizzò queste informazioni e per la prima settimana di lavoro aiutò a cercare nuove tracce e nuovi indizi.
Così passarono le prime settimane di Harry Potter nella capitale francese.

 

Finalmente dopo tre settimane Harry riuscì ad avere del tempo libero, che dedicò tutto alla sistemazione della casa, che era un caos, soprattutto perchè Hermione aveva iniziato a spedirgli quello che era rimasto nella sua vecchia casa a Londra.
-Allora come sta andando il lavoro?- Herm l'aveva chiamato a detta sua per fare un “controllo degli oggetti e dei vestiti già inviati”, ma secondo Harry era più un controllo su di lui e su come stesse andando la sua nuova vita.
-Bene dai, lì sto aiutando a individuare il possibile nascondiglio dei Mangiamorte. Per ora affronto solo lavori d’ufficio.-
-Beh sei ancora nuovo in quell’ ambiente, ma vedrai che poi ti manderanno anche sul campo- cercò di rassicurarlo la castana. -Non hai ancora avuto modo di esplorare Parigi?-
-No, se non conti il supermercato qua accanto per la spesa. Sono tutto il giorno in ufficio e la sera arrivo a casa stanco morto, in più questo è stato il mio primo vero giorno libero e ho dovuto usarlo per mettere a posto il macello che era questa casa.- Le rispose ridendo Harry e ricevette indietro una risata anche da Hermione.
Parlarono ancora un po’, poi Hermione chiuse la chiamata promettendo di richiamarlo fra un paio di giorni e di spedire l'ultimo pacco di roba. Harry si stiracchiò esausto e si avviò per farsi una rilassante doccia.
Si sentiva un po’ solo. Era bello sentire la voce di Hermione per telefono ma era ben diverso dall'avere la sua presenza al fianco, avevano praticamente passato la maggior parte del tempo da quando avevano undici anni insieme, interrotti solo da brevi periodi. Sentiva la mancanza anche degli altri come Luna, Neville, Dean e Seamus. E si, sentiva anche la mancanza di Ron, o almeno dell'amicizia che avevano avuto ai tempi di Hogwarts.
Scosse la testa scacciando via quei tristi pensieri.
Hermione sarebbe venuta a trovarlo il mese prossimo e poteva sentire ancora per lettera gli altri, mentre si stava pian piano ambientando a lavoro e stava facendo conoscenza con i nuovi colleghi, era solo un momento di tristezza che sarebbe sicuramente passato presto.
Rinvigorito da quest’ idea decise di andare a dormire che la mattina dopo avrebbe avuto un’ importante riunione.

 

La faccia concentrata e seria del capo fu la prima cosa che vide appena messo piede nella sala delle riunioni.
Si sedette al proprio posto e in silenzio aspettò l’arrivo degli altri, chissà quali erano le notizie su cui il capo voleva aggiornarli e chissà quale compito gli avrebbe affidato questa volta.
Mentre Harry si poneva queste domande nella sua testa, la riunione iniziò.
-Come già era stato accennato avevamo pensato che il nascondiglio fosse nella zona di Piccardia- iniziò il capo degli Auror fissando, mentre parlava, uno ad uno i sottoposti -Ieri sera abbiamo avuto la conferma. E’ emerso dai sopralluoghi che abbiamo un gruppo di sette mangiamorte e abbiamo finalmente la casa dove si nascondono.-
Fece una breve pausa mentre Harry e i suoi colleghi sgranarono gli occhi stupefatti, finalmente dopo settimane di ricerche sapevano il nascondiglio e potevano catturarli.
-Bene, ora potete tornare alle vostre scrivanie, vi chiamerò io. Tranne lei, signor Potter, le devo parlare.-
Harry si bloccò, si sedette nuovamente e aspettò che tutti fossero usciti dalla stanza. Perchè il capo voleva parlare con lui? aveva sbagliato qualcosa? Cerco di mantenere la calma e di aspettare prima di fare congetture.
L’uomo di fronte a lui stava sfogliando alcuni fascicoli ed Harry non sapeva che fare.
-Si starà domandando sicuramente perché l’ho voluta tenere qui, signor Potter. L’ho tenuta d'occhio fin dal primo giorno, ho visto come impara in fretta e come si dà da fare, per questo ho deciso che anche lei signor Potter farà parte della squadra che catturerà i mangiamorte. Ora che l’ho informata può tornare al lavoro, l’ avviserò poi sui i vari dettagli e su chi lavorerà con lei.-
Harry era incredulo, ringraziò il capo e tornò alla scrivania, finalmente avrebbe lavorato sul campo e soprattutto in un’ operazione così importante.
La restante parte della giornata passò in fretta e il moro, finito il suo turno, si precipitò a casa, doveva raccontare ad Hermione la notizia.
Purtroppo nessuno rispose al telefono ed Harry si ricordò che la sua migliore amica era andata qualche giorno ad Hogwarts e lì la tecnologia babbana non funzionava.
Harry si buttò esausto sul divano, avrebbe scritto domani una lettera e l’avrebbe spedita con uno dei gufi che il ministero aveva.

 

Qualche giorno dopo era arrivato il momento di avviare la missione di cattura.
Harry e due colleghi erano già pronti sul campo, nascosti al confine del bosco.
Stavano perlustrando i dintorni e controllando gli incantesimi scudo che avevano usato i mangiamorte per proteggersi.
Dietro il moro si smatterializzarono altre persone, tra cui anche il capo degli Auror.
-Allora come siamo messi?- chiese a nessuno in particolare.
-Rilevo sette presenze organiche signore.-
-Bene, quindi stasera ci sono tutti. Con gli incantesimi di protezione?-
- C'è ne sono alcuni signore. Ma sono facili da annullare, l’unico problema è che tra quando li si annulla fino a che non vengono avvisati di avere degli intrusi passa poco tempo.-
Il capo si lisciò la barba pensieroso, poi annuì tra sé.- Allora tenetevi tutti pronti, appena Rogers e Bernard annullano gli incantesimi di protezione, noi altri ci smaterializziamo immediatamente nella casa e li catturiamo, avete capito tutti?-
Un coro sussurrato di ‘sì’ rispose al capitano.
Harry si preparò, aveva l’adrenalina che gli scorreva nelle vene e la mente concentrata sul presente. Appena senti il via del capo si smaterializzò e dal bosco si trovò in un salotto ben arredato e un poco illuminato, individuò due persone distese sul divano e si preparò all'attacco.
- Expelliarmus- gridò spontaneamente e appena vide le bacchette dei due mangiamorte volare via, continuò facendo apparire delle corde e legandoli.
Intorno a lui il salotto era diventato un campo di battaglia, per ora erano riusciti a catturare solo tre di loro mentre gli altri riprendendosi di colpo dalla sorpresa iniziavano a difendersi e attaccare.
Un collega di Harry prese e portò via i due mangiamorte precedentemente catturati, mentre il moro ritornava nel caos.
Lanciò immediatamente un ‘Petrificus Totalus’ contro un altro mangiamorte che stava avendo la meglio su un auror. Ne mancavano ancora tre da catturare ed Harry iniziò immediatamente a perlustrare la stanza quando un’esplosione ridusse in pezzi una parete del salotto e il moro, insieme ad altri, fu sbalzato via dal colpo sbattendo l’intero corpo contro la parete opposta.
Un rumore sordo esplose nella sua testa ed Harry scivolò nel buio perdendo i sensi.

 

La prima cosa che provò quando rivvenne fù il pulsare incessante nella sua testa, la seconda fù la sensazione di un materasso comodo sotto di sé.
Aprire gli occhi fù faticosissimo, ma appena ci riuscì e dopo aver trovato gli occhiali, si rese conto di essere in una camera d’ospedale.
-Signor Potter, si è ripreso-. Nel suo campo visivo apparve un infermiera.
-Quanto….come..?- cercò di chiedere, ma la sua gola era ruvida, prontamente l’infermiera gli passò un bicchiere d’acqua.
-Sei stato portato qui due giorni fa, eri svenuto e avevi alcune ossa rotte, abbiamo fatto i controlli per vedere se c’era un trauma cranico. Ora che sei sveglio, vado ad informare il dottore.- rispose lei uscendo dalla stanza.
Harry chiuse gli occhi rilassando i muscoli del corpo, gli venne in mente tutte le volte che era stato nell'infermeria di Hogwarts.
Sentì la porta della stanza aprirsi così voltò lo sguardo incrociando quello scuro di un giovane uomo.
-Nott?- domandò stupito.
Il ventenne di fronte a lui alzò il sopracciglio rimanendo in mobile davanti al letto.
Harry era incredulo, il dottore che l’aveva in cura e che si era occupato delle sue ferite mentre era privo di sensi, era un suo ex compagno di scuola.
Theodore Nott, che aveva frequentato Hogwarts nel suo stesso periodo e che a suo tempo faceva parte della casa di Slytherin e molto probabilmente era nel gruppo di Draco Malfoy, anche se in realtà su questo ultimo punto Harry non era proprio sicuro al cento per cento.
Il medimago si mosse verso il moro e prese a fare un controllo magico sulle sue ferite.
-Che ci fai qui?-
-Ci lavoro Potter- rispose Theo senza scomporsi.
-No, intendo qui a Parigi, in un ospedale magico francese.- Balbettò Harry senza guardarlo, ma rivolgendo il suo sguardo alle lenzuola.
Nott finì il controllo, abbassò la bacchetta e massaggiandosi gli occhi si volse verso l’ex compagno di scuola.
-Potrei farti la stessa domanda Potter-. Prese una cartella dal fondo del letto e iniziò a scrivere.
Harry continuava a guardarlo non sapendo bene che fare.
Era a Parigi ormai da più di un mese ed era la prima volta che incontrava un volto conosciuto, l’unico problema è che lui non conosceva bene il ragazzo di fronte, non si ricordava nemmeno se avesse mai scambiato qualche parola con lui ai tempi della scuola, ma era molto probabile di no.
Ma c’era qualcosa dentro di lui che lo spingeva a voler conoscere di più Theodore Nott, andare contro i vari pregiudizi. Magari poteva chiedere di vedersi in un bar dopo il lavoro, ma non fece in tempo a tramutare l’idea in parole che il castano riprese.
-Bene, le ossa sono guarite tutte e non hai nessun trauma cranico. Ti posso anche dimettere oggi-.
Harry sgranò gli occhi con una faccia sorpresa, era un’ ottima notizia, non amava molto gli ospedali.
-Devi solo bere questa pozione prima di andartene, dopo ti manderò un infermiera a sistemare e a farti firmare il foglio per l’uscita. Arrivederci Potter.- riprese Nott avviandosi poi verso la porta.
-Aspetta.- gridò all'improvviso Harry bloccando il castano che si girò con un sopracciglio alzato.
-Uh.. ecco- di colpo il moro parve molto più interessato alle sue mani, evitando lo sguardo dell’ altro ragazzo - Mi chiedevo se ti andasse una sera di queste, di prenderci qualcosa al bar insieme?-
-Mi stai chiedendo di uscire?-
-Beh si, per conoscerci meglio, abbiamo frequentato Hogwarts negli stessi anni, dopo tutto.-
-Vuoi conoscermi? ora?- chiese perplesso Theo.
-Okay, hai ragione forse non ha molto senso- rispose deluso Harry, domandandosi perché ci rimanesse così male.
Dopo qualche minuto di silenzio sentì dei passi avvicinarsi al suo letto ma non si mosse.
-Va bene.-
Il moro alzò di colpo la testa sorpreso, incrociando gli occhi di Theo che sospirò.
-Dunque oggi è martedì, domani e giovedì non posso, facciamo venerdì sera. Ti aspetto nell’atrio del ministero della magia per le 19.00, okay?-.
Harry annuì con un enorme sorriso. Nott scosse la testa alzando però l’angolo sinistro della bocca.
-Bene, ora devo andare, ho altri pazienti da visitare. Non ti dimenticare di bere la pozione, ci vediamo venerdì sera Potter- detto questo uscì dalla stanza.
Harry ancora non capiva il perchè, ma l’aver invitato Theodore Nott a bere qualcosa insieme venerdì sera sembrava una decisione giusta e inoltre voleva davvero conoscere meglio il ragazzo dagli occhi di ossidiana.

 

Harry ritornò in giornata nel suo appartamento e si distese sul divano a fissare il soffitto. Il capo l’aveva fermato prima che lasciasse l’ospedale, si era rassicurato che il moro stesse bene e gli aveva comunicato che era a riposo, ma sarebbe dovuto passare in ufficio venerdì per i vari aggiornamenti del caso.
Ma la cosa che aveva sorpreso Harry e che prima di andarsene il capo gli aveva strizzato l’occhio, cosa non da lui. Harry si chiese per tutto il tragitto di ritorno il motivo.
A risvegliarlo dai suoi pensieri fu lo squillo incessante del telefono.
-Harry finalmente, ti sto chiamando da un paio di giorni ma finora non trovavo nessuno. Ho ricevuto la tua lettera.- un fiume in piena di parole proveniente da Hermione fu ad accoglierlo appena sollevò la cornetta.
- Herm, scusami. Ti ho mandato la lettera perché eri a Hogwarts e lì il telefono non va. Abbiamo scoperto il nascondiglio dei mangiamorte e mi avevano preso nella missione di cattura. Siamo riusciti a catturarne qualcuno, solo che poi io sono stato attaccato e non mi trovavi perchè ero all’ospedale. Sono uscito stamattina.-
-Cosa? sei stato attaccato? stai bene ora?- la preoccupazione che usciva dalle parole della castana. Harry sorrise scuotendo la testa.
-Va tutto bene ora Herm. I medici sono stati efficaci ed io sto bene. Il capo mi ha dato fino a giovedì per riprendermi, ma venerdì devo ritornare in ufficio per degli aggiornamenti su com’è andata effettivamente la missione.-
Sentì uno sbuffo provenire dal telefono che lo fece sorridere ancora di più, già immaginando i pensieri della sua amica.
-Bah poteva darti più tempo di ripresa il tuo capo.-
Harry rise. -Tranquilla, venerdì vado per l’aggiornamento anche perchè voglio sapere effettivamente com’è andata e i futuri sviluppi e poi gli chiedo due meritatissime settimane di riposo così finalmente visiterò Parigi.-
-Bravissimo, magari prendo due o tre giorni di permesso per venirti a trovare durante queste due settimane.-
Harry e Hermione rimasero ancora un po’ a parlare, il moro si chiedeva se accennare all’incontro con Theodore Nott e all’invito per quel venerdì sera, ma poi decise, mentre salutava la castana, di aspettare almeno dopo l’incontro e vedere come sarebbe andato.

 

Harry fu tra i primi ad arrivare in ufficio venerdì. Si sistemò alla scrivania e per un paio di ore mise a posto alcuni documenti che si erano accumulati durante la sua assenza.
Poi giunta l’ora si diresse verso la sala riunioni.
-Bene ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare.- prese la parola il capo degli auror.
-Inizio con il dirvi subito che la missione è stata un successo. Siamo riusciti a catturarne cinque, mentre i restanti due hanno deciso di darsi alla fuga e di tornare di nascosto in Inghilterra dove però ad attenderli c’erano i nostri colleghi inglesi, che avevo avvisato prima della missione.- fece una breve pausa e poi si rivolse verso Harry.
-Bisogna aggiungere che è grazie al signor Potter se non abbiamo fatto una brutta figura e ne abbiamo catturato la maggior parte, ottimi riflessi ragazzo.-
I colleghi del moro iniziarono a congratularsi felici, mentre Harry era incredulo e arrossiva.
Finita la riunione, mentre gli altri tornavano al lavoro, Harry si trattenne perché voleva parlare con l’uomo vicino alla lavagna.
-Dimmi signor Potter.-
-Mi chiedevo se potessi prendere due settimane di vacanza così per riprendermi meglio dopo la missione, se a lei va bene signore.-
L’uomo di fronte a lui si massaggiava la barba pensieroso, mentre Harry era in attesa di una risposta.
-In effetti è un tuo diritto oltre al fatto che te lo sei meritato. Assolutamente si, ti do queste due settimane di vacanza. In oltre vorrei proporti un affare Potter, vorrei che al tuo ritorno tu iniziasti a lavorare ufficialmente per il ministero francese e come auror qua in ufficio. Fino ad ora eri qua per via della missione appena conclusa come inviato inglese, ma saresti un'ottima risorsa per l'ufficio. Non voglio una risposta subito, pensaci bene in queste settimane.- Concluso il discorso il capo lo congedò.
Harry tornò alla scrivania rimuginando sulle parole appena sentite. Ma decise di pensarci in un’ altro momento, ora si doveva concentrare sull’appuntamento con Nott che avrebbe avuto fra poche ore.

Allo scoccare delle 19 si trovò nell’atrio e si mise a cercare una chioma castana fra la folla di persone che stavano andando a casa, dopo pochi minuti incrociò gli occhi scuri di Nott che gli fece un cenno, il moro si mosse immediatamente verso di lui.
-Allora hai in mente dove andare?- chiese Theo appena fu vicino.
Harry scosse la testa dispiaciuto.- No, non ho avuto il tempo di girare per Parigi in queste settimane-. Il ragazzo di fronte a lui si fece pensieroso.
-Dunque c’è un pub dove vado di solito dopo il lavoro, fanno delle ottime birre. Potrei portarti lì, però ti devo avvisare che è un pub babbano.- gli comunicò Nott scrollando le spalle.
Harry rimase un po’ sorpreso da questa informazione, ma non lo mostrò sul volto.
-Okay per me va bene. Allora fammi strada.- Gli sorrise e insieme si avviarono verso l’uscita.
Percorsero in silenzio la distanza che li separava dal pub, Harry si guardò un po’ in giro per cercare di orientarsi.
-Da quanto sei qui a Parigi?- interruppe il silenzio il castano voltandosi verso il moro a fianco.
-Tipo un mese o poco più.-
-E non hai ancora girato Parigi?- chiese incredulo Nott
-Ehm diciamo che non ho avuto molto tempo, ero sommerso dal lavoro. - disse un Harry un poco imbarazzato.
Theo scosse la testa divertito - Eccoci arrivati.-
Il pub era spettacolare da fuori, ma lo era ancora di più da dentro, tutto in legno e con i divanetti comodi, la musica jazz e delle luci soffuse che rendevano l'atmosfera intima e accogliente. Ad Harry piacque fin da subito.
-Allora tu siediti qui, io vado a prendere le birre. Hai richieste particolari?-
Potter scosse la testa e si sistemò meglio mentre il suo compagno si dirigeva verso il bancone.
Harry non riusciva a comprendere come mai fosse così in ansia e agitato, provava quasi le stesse emozioni che aveva prima di una partita di Quidditch. Cercò di fare dei respiri profondi per calmarsi. Theo ritornò portando due birre medie e si sedette accanto al moro, per un po’ stettero entrambi in silenzio a godersi le bevande e a sentire la musica jazz.
-Allora..- iniziò incerto Harry -com’è Parigi?-
-Non male, la conoscevo già perché venivo con la mia famiglia in estate quando ero piccolo. Quindi ho subito pensato a Parigi quando dopo la guerra ho deciso di cambiare aria.-
Mentre parlava teneva gli occhi fissi sulla birra.
-A quanto pare è una metà ambita per chi vuole ricominciare una nuova vita.- commentò a tono basso Harry.
Nott si girò verso di lui con uno sguardo sorpreso.
Harry mantenne lo sguardo, domandandosi se aprirsi con il ragazzo di fronte a lui. Poi scrollò le spalle e sorrise mesto.
-I babbani hanno un termine e una diagnosi per alcune persone che sopravvivono a un evento tragico della propria vita come una guerra, ovvero Disturbo Post Traumatico da Stress o abbreviato in PTSD. Me l’ha spiegato Hermione in realtà, ma a quanto pare io c’è l’ho. Lieve in teoria, ma sarebbe peggiorato se fossi rimasto a Londra e Inghilterra dove sarei continuamente colpito da flashback riguardanti la guerra o Voldemort.-
Detto ciò rimase in silenzio senza distogliere lo sguardo dall' altro ragazzo.
-Me l’ero sempre chiesto come affrontassi tutta questa situazione, sei stato catapultato in un destino più grande di te a soli undici anni e nei seguenti sette anni hai dovuto affrontare parecchie situazioni che avrebbero mandato in crisi o fatto fuggire adulti più esperti di te.- Commentò Nott alzando le spalle.
Harry ci pensò sù per un momento prendendo un sorso della sua birra.
-Non so, forse è perchè dovevo farlo e perché ero l'unico che poteva sconfiggere Voldemort.-
Il castano sbuffò -Risposta degna di un gryffindor.-
-E tu allora? ricordo che non stavi mai con il gruppo di Malfoy se non raramente e non prendevi parte a quello che succedeva a scuola.-
-Ti svelo un segreto Potter, come vedevate voi Malfoy e come veniva considerato all’interno della sala comune degli Slytherin era ben diverso. O almeno il suo vero gruppo sempre fedele era composto da Goyle, Tiger e Parkinson, il resto di noi molte volte non lo sopportava, stava con lui in parte costretti dai nostri genitori in parte per non avere rotture a scuola.-
.-Lo sfruttavate quindi.-
Theo scrollò le spalle indifferente - Siamo comunque Slytherin, in più lui lo sapeva e a sua volta sfruttava questa cosa.-
-Quindi non c’era amicizia tra tutti voi .-
-Non ho mai detto questo, non c’era con Malfoy e con il suo gruppo, ma io sono amico di Blaise, Astoria e Daphne. Ci conosciamo fin da quando eravamo piccoli e abbiamo affrontato i vari cambiamenti insieme supportandoci e proteggendoci l’un l'altro.-
Ed Harry comprese quanto era stato ottuso e pieno di pregiudizi ai tempi della scuola e si sentì mortificato.
-Scusa.-
Theo alzò il sopracciglio confuso.
-Per come mi sono comportato con voi, vi credevo simili a Malfoy.-
-Non ha più importanza, eravamo piccoli e facilmente condizionabili dagli adulti e dal mondo che ci circondava.-
Rimasero di nuovo in silenzio dopo queste rivelazioni, finendo le loro birre e ascoltando la musica.
Nott si alzò dal tavolo facendo un cenno ad Harry che lo seguì fuori dal pub e per le strade parigine.
-Che farai adesso? ho sentito che la missione si è conclusa e anche con successo.-
-Come lo sai? è un'informazione top secret.- chiese Harry incredulo. Il castano sollevò un angolo delle labbra.
-Ho i miei informatori-.
Harry sbuffò incredulo.
-Ho ricevuto due meritatissime settimane di vacanza che sfrutterò per conoscere meglio questa città. In più oggi il mio capo mi ha proposto di entrare nella squadra investigativa in modo permanente e con un posto fisso. Non gli ho dato ancora una risposta, ma credo che sarà affermativa-.
Mentre parlavano erano arrivati su un maestoso ponte pieno di candelabri e sculture raffiguranti cavalli dorati. Sotto di esso scorreva tranquilla la Senna incurante degli umani che passavano sopra di lei ogni giorno.
-Questo è il ponte Alessandro III, uno dei più bei ponti di Parigi e pieno di storia e arte.- spiegò Nott a un meravigliato Harry.
-Sono stato bene con te stasera Potter, e ho intenzione di conoscerti meglio e di mettere da parte le differenze e gli anni trascorsi a Hogwarts, di ricominciare da capo e di vedere come va.-
Harry si voltò a guardarlo pensieroso. Era la stessa cosa che provava anche lui, e si era sentito bene quella sera, si era sentito finalmente capito da qualcuno e in sintonia con questa persona.
In più stava iniziando a provare qualcosa che non provava ormai da tempo e che credeva che non avrebbe mai più provato dopo la guerra e dopo le perdite subite.
Avrebbe accolto questi sentimenti e li avrebbe fatti crescere, perché lui si meritava di vivere una vita felice.
Ed entrambi si meritavano una seconda occasione e la felicità che era stata negata per troppo tempo.
-Ci sto e direi di partire col non chiamarmi più Potter, ma solo Harry.-
-Benissimo, allora tu chiamami solo Theo. In più hai detto che vuoi usare i giorni avvenire per conoscere meglio questa città, allora mi propongo come guida personale-.
Harry annuì sorridendo ed entrambi si guardarono negli occhi per un periodo indefinito consci che qualcosa era cambiato e qualcos’ altro era iniziato.
Una nuova storia da raccontare stava nascendo sotto lo sguardo della città dell'amore.