Piume di Cenere

Harry Potter - J. K. Rowling
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Piume di Cenere
Summary
Il Ministero è caduto, le lettere di convocazione al Censimento per i Nati Babbani sono state inviate e quando Lydia Merlin riceve la sua, sa che è arrivato il momento di nascondersi. Ma una lezione che ha imparato durante i sette anni ad Hogwarts è che i suoi piani non vanno mai come dovrebbero.Un incontro fortuito con un ex compagno di scuola ed un bambino troppo chiacchierone le ricorderanno che la fuga non è un’opzione, e che in un mondo magico che ha dimenticato cosa sia l’umanità e la pietà, c’è ancora qualcosa per cui vale la pena combattere.Una storia di sopravvivenza, ingiustizia e dei mostri che si annidano nei luoghi più oscuri.Dall'Epilogo:«Corri!»Lydia sapeva che era arrivata la loro fine.Nulla li avrebbe salvati.Sfrecciò in mezzo ad un gruppetto di anziane signore, che reagirono lanciandole imprecazioni che mal si addicevano a delle così adorabili nonnine.«Scusate, scusate!»E ovviamente Lance perse tempo a cercare di farsi perdonare piuttosto che correre per salvarsi la vita.
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Capitolo 33 - La spiaggia delle speranze infrante

Capitolo 33
La spiaggia delle speranze infrante

 


Lydia iniziava ad odiare le spiagge.
La brezza marina che un tempo aveva tanto amato ora le dava i brividi. I ricordi di un altro mare la tormentavano, tanto che dovette costringersi a seguire Blake mentre il suo istinto le urlava di fuggire. Non che avrebbe potuto andare lontana senza bacchetta.
I loro passi erano attutiti dalla sabbia e dal rumore del vento e delle onde. La luce del tramonto illuminava fiocamente la spiaggia. Era deserta. Lydia ne comprese subito il motivo. Cumuli di sporcizia si ergevano ogni pochi metri, ammorbando l’aria con il loro tanfo. Inconsciamente, Lydia cominciò a respirare con la bocca.
«Dove è?» calpestò una bottiglietta di plastica.
«Ha detto che ci avrebbe incontrati qui.» rispose Blake, indifferente alla sporcizia che li circondava non essendo la prima volta che si recava in quel luogo. «Penso che voglia accertarsi che non siamo spie o agenti del Ministero.»
«Spero che si sbrighi a decidere se ucciderci oppure no. Sto gelando.» Il tempo non aveva ancora smesso di essere completamente impazzito. Durante le giornate si alternavano costantemente momenti di caldo primaverili ad altri di gelo e vento o temporale. Senza contare quando il buio calava all’improvviso, come se l’ombra avesse inghiottito il sole. Lydia odiava quei momenti. E li odiava ancora di più quando capitavano mentre si trovava su una spiaggia deserta, probabilmente sotto tiro di truffatori, constatò guardando le ombre che si allungavano sulla sabbia. Un altro brivido la scosse al ricordo di altre ombre su un’altra spiaggia. Si ritrovò a stringersi al fianco di Blake, anche se le sembrava sbagliato. Il suo pensiero corse all’unica persona che avrebbe desiderato al suo fianco. No. Non era il momento per perdersi nella malinconia. Aveva preso la decisione di aiutare Blake ad uscire dal Paese e quella doveva essere la sua unica preoccupazione.
Quando aveva dichiarato che lo avrebbe aiutato era stata sincera, ma soprattutto lo era stata quando aveva detto che sarebbe servito un piano ben articolato. Aveva già rischiato troppe volte la sua vita, e quella delle persone a lei più care, solo perché non si era fermata a pensare a ciò che stava facendo e alle conseguenze delle sue azioni. Questa volta non avrebbe commesso errori, anche se era più semplice dirlo che farlo. Avevano passato giornate intere rinchiusi nell’appartamento di Blake alla ricerca del piano perfetto, ma secondo Lydia vi erano troppe variabili, troppe cose che potevano andare storte, e così avevano passato altrettanto tempo a ideare soluzioni alternative, cercando di immaginare ogni scenario catastrofico ed ogni modo per uscirne indenni. Ma i dubbi restavano. E se il padre di Blake non avesse abboccato alla loro esca? E se non fossero riusciti a superare la guardia di Ally? Che poteri avevano gli elfi domestici e come potevano essere fermati in caso di necessità? Blake le aveva detto di stare tranquilla riguardo a quello e aveva aggiunto una vecchia maglietta nello zaino. Ma Ally era solo l’inizio. Durante il loro incontro la signora Moore non era stata in grado neanche di riconoscere il proprio figlio, sarebbero riusciti a convincerla a seguirli? E visto che le sue condizioni fisiche erano altrettanto compromesse di quelle verbali, Lydia e Blake sarebbero riusciti a trascinarla fuori di casa contando solo sulle loro forze? Lydia si appuntò mentalmente di ripassare sui libri di Incantesimi di Blake i sortilegi che potessero aiutarli in questo. E lì arrivavano al punto più debole del piano, pensò Lydia stringendo la mano vuota. Era ancora senza bacchetta ed odiava ogni singolo istante passato senza di essa. Dovevano contare sulla sola magia di Blake ed erano deboli per questo. Una grande falla del piano che sperava di poter risolvere con l’incontro sulla spiaggia. E con il sacchetto di monete nascosto nelle tasche di Blake.
Lydia controllò l’orologio. «Sono già passati cinque minuti. Ancora cinque e se non arriva ce ne andiamo.»
«Aspetta. Sono sicuro che arriverà.»
«E io sono altrettanto sicura che se resteremo qui finiremo ammazzati. O peggio, catturati.»
«Non sia così pessimista, signorina.» Lydia si voltò di scatto, sollevando per istinto la mano vuota. Quando se ne accorse si sentì stupida e la riabbassò, ma si rifiutò di nascondersi dietro alla bacchetta di Blake. Anzi, fece un passo in avanti per fronteggiare il nuovo arrivato.
«Siete voi il mago che abbiamo contattato?» L’uomo indossava un cappotto con il colletto rialzato, una sciarpa gli copriva la parte inferiore del volto, mentre su quella superiore era calato un cappello, lasciando visibile solo una striscia di pelle. Lydia si chiese come riuscisse a vedere. Aveva le mani in tasca, come se la bacchetta di Blake non rappresentasse alcuna minaccia per lui.
«Dipende. Voi avete quello che mi avevate promesso?»
Lydia si fece da parte solo per fargli intravedere Blake che sollevava il sacchetto sonante di monete prima di farlo sparire di nuovo nella tasca della giacca.
«Ora che ci siamo presentati parliamo d’affari.» continuò Lydia, decisa a finire quella storia il prima possibile.
«Mi piaci. Ma dovresti imparare che gli affari migliori si fanno senza fretta.»
Blake ne aveva abbastanza. Continuando a puntare la bacchetta contro il trafficante, superò Lydia. «Abbiamo portato il denaro come d’accordo e…»
«Oh su, ragazzo mio. Un’altra regola degli affari è che non si fanno mai con le armi puntate contro. Mina il necessario rapporto di fiducia che si deve instaurare tra venditore e cliente.» Blake scambiò una rapida occhiata con Lydia. La ragazza annuì lentamente e Blake abbassò la bacchetta. «Bene. Vedo che la tua ragazza ha buon senso. Ora metti via quella bacchetta prima che qualcuno ci veda e ci denunci.» Con riluttanza, Blake la nascose nella manica. «Nella vostra lettera siete stati chiari. Una Passaporta diretta in Francia per tre persone, giusto?»
«Due.» lo corresse Lydia.
Blake la squadrò. «Tre.»
«Due.» ripeté Lydia.
«No, tu vieni con noi.»
«E tu non puoi darmi ordini.»
In tutte le ore che avevano trascorso ad organizzare il piano perfetto, si erano dimenticati di parlare della parte più importante. O meglio, non dimenticati, avevano entrambi volutamente sorvolato sul dettaglio.
Il trafficante batté le mani. «Per quanto mi piacerebbe stare qui per ore ad ascoltare voi due piccioncini litigare, abbiamo degli affari in sospeso. E come dico sempre, mai battibeccare durante una trattativa.» Sembrava parecchio divertito per essere un trafficante di esseri umani. «Ma soprattutto mi avevate parlato di tre viaggiatori, un costo ben diverso da due soltanto. Non so quanto mi varrebbe offrirvi i miei servigi se siete solo in due… sapete, il prezzo non vale il rischio. Ma se foste in tre…»
«Sì, sì, abbiamo capito.» sbottò Lydia «Pagheremo il prezzo per tre persone anche se i viaggiatori saranno solo due.»
«Non saremo in due, saremo in tre.» rispose invece Blake, testardo.
Lydia si sfregò la fronte. «Per quanto odi ammetterlo, il trafficante qui presente ha ragione. Non è il momento.» E riuscì finalmente a zittire Blake.
«Mi piaci sempre di più, ragazzina.» Lydia avrebbe giurato che l’uomo stesse sorridendo. «Quindi siamo d’accordo anche sull’altra parte della vostra lettera.»
Blake continuò a fissare Lydia, non altrettanto contento del cambio di argomento. «Sì.» fu costretto però a dire «Vi pagheremo in anticipo. Metà somma ora per avere garanzia della Passaporta e l’altra metà il giorno del viaggio.»
«Bravi ragazzi!  Siete proprio abili negli affari, e come dico sempre io, chi inizia nel mestiere da giovane diventerà immensamente ricco, se riuscirà a sopravvivere.»
«Non siamo interessati ad una carriera nella criminalità, grazie.» disse Lydia «Vogliamo solo che tutto sia pronto per sabato.»
«Questo sabato?»
«Sì.»
Il mercenario estrasse un taccuino dalla tasca insieme ad una penna di piuma che si sollevò nell’aria, aleggiando leggiadra accanto al suo volto. Scorse le pagine fino ad arrivare a quella che desiderava e si fermò ad osservarla, grattandosi il mento nascosto dalla sciarpa. La scena aveva un qualcosa di comico, tanto che Lydia si chiese se si trattasse davvero di un trafficante di esseri umani o se lei e Blake fossero finiti in uno scherzo. «Sì, sabato ho un buco alle undici. Siete liberi per quell’ora?»
Lydia e Blake si scambiarono uno sguardo. «Sì.» rispose infine Blake. «Ci saremo.»
La penna incantata si rianimò e segnò l’appuntamento sul taccuino. «Bene!» esclamò infine il trafficante chiudendo il libricino con un tonfo e facendolo sparire di nuovo nella tasca del cappotto insieme alla piuma. Sollevò una mano e Blake si avvicinò cautamente. Gli consegnò il sacchetto di monete e tornò all’istante al fianco di Lydia. Il trafficante aprì il sacchetto e controllò il contenuto. Una volta accertatosi di non essere stato truffato, richiuse il borsellino e se lo intascò. «Ci vediamo sabato, allora. Se sarete ancora vivi.»
«Un attimo!» lo fermò Lydia «Abbiamo ancora una richiesta da fare.»
Il mercenario corrugò la fronte. O almeno così pensò Lydia considerando che intravide solo l’unica linea del volto visibile muoversi. «Avevate parlato solo di una Passaporta nella lettera.»
Blake era nervoso. Nei giorni precedenti aveva tentato in tutti i modi di convincere Lydia a desistere. «Possiamo trovare un’altra soluzione.» provò di nuovo.
Ma Lydia non lo ascoltò. «Mi serve una bacchetta.» Era stanca di dover dipendere da Blake ed era anche l’unico modo affinché il piano potesse funzionare. Lei doveva essere armata in caso di difficoltà, e qualcosa le diceva che ne avrebbero dovute affrontare parecchie.
«Oh! Mi piacete sempre di più, ragazzi miei!»
«Quindi ha una bacchetta sì o no?» lo sollecitò Lydia. Si trovavano su quella spiaggia da troppo tempo.
«Ne ho parecchie. Anzi, sapete cosa vi dico? Visto che mi state così simpatici vi farò scegliere quella che preferite. Seguitemi!» E si avviò verso una capanna decadente in fondo alla spiaggia che Lydia avrebbe giurato non fosse lì fino ad un secondo prima.
Lydia si affrettò a seguirlo, mentre Blake ne approfittò per cercare di nuovo di fermarla.
«Non possiamo fidarci di lui, Lydia. E non so se abbiamo abbastanza soldi per pagare una bacchetta. Te l’ho già detto, potresti usare quella di mia mamma, appena la troviamo, e in caso di necessità sono abbastanza bravo da riuscire a difendere entrambi.»
«E se ti dovessero catturare come potrei portare in salvo tua madre senza bacchetta?» replicò in un sussurro Lydia, così da non farsi sentire dal trafficante. «Hai pensato anche a questo?» Lo sguardo colpevole di Blake le bastò come risposta. «Come ti ho detto ci serve un piano ben preciso, e l’unico modo per essere sicuri che funzioni è che entrambi siamo in possesso delle nostre armi.»
«Se avete finito di confabulare sarei lieto di invitarvi nel mio negozio!» Erano arrivati alla porta della catapecchia, che tutto sembrava tranne un negozio. Lydia si aspettava di vederla crollare appena la porta fosse stata aperta. E invece, straordinariamente, rimase in piedi. A volte Lydia si stupiva ancora dei prodigi della magia. Quando entrarono si accorsero che non erano solo le mura ad essere state rinforzate con un incantesimo, l’intero spazio era stato allargato magicamente. Dall’esterno la catapecchia era grande all’incirca quattro metri quadrati, dentro sembrava infinita. Mucchi di oggetti erano impilati sui lati della stanza, in un caos ordinato. Lydia osservò la pila a lei più vicina. Erano dei pantaloni, di tutte le taglie e tessuti. Al loro fianco invece vi erano alcuni libri impilati in file sbilenche. Lydia riconobbe diversi dei testi scolastici che aveva utilizzato ad Hogwarts. Poi riviste di Strega Oggi, un angolo intero ripieno di scacchiere magiche e più avanti, appoggiati su un tavolino storto, una serie di spazzolini. Uno di loro si sollevò appena gli passarono accanto ed incominciò a volteggiare attorno al viso di Lydia. Lei cercò di scacciarlo con la mano, ma lo spazzolino continuava a ronzarle attorno sempre più insistente, fino a quando il trafficante sollevò una mano, senza neppure voltarsi. Lo spazzolino cadde ai piedi di Lydia e lì rimase, immobile. «Spazzolini magici.» spiegò il trafficante «Se non vengono utilizzati spesso hanno la brutta abitudine di attaccare qualsiasi persona li si avvicini. Sono l’incubo di tutti i bambini.»
Lydia scavalcò il corpo esamine dello spazzolino e seguì l’uomo in una stanzetta più piccola. Capì all’istante che era il luogo in cui veniva conservata la merce più preziosa. Delle vetrinette adornavano tutte le pareti e al loro interno erano contenuti medaglioni, bracciali, spioscopi, ricordelle, lunascopi ed altri oggetti talmente strani che Lydia non aveva mai visto prima. Accanto ad ognuno di essi era adagiato un foglietto, che recitava il nome dell’oggetto e il suo valore, con una scrittura quasi infantile. I numeri erano comunque leggibili e ben al di là delle risorse di Lydia. Osservò un pendaglio nella vetrinetta più vicina. ‘Ciondolo maledetto. Fa cadere tutti i denti a chiunque lo indossi. 501 galeoni.’
«Hai buon gusto, ragazzina. Ho anche un orecchino che rilascia un veleno che avvelena la tua vittima nel giro di cinque ore. Lo vuoi vedere?»
Lydia fece un passo indietro. «No, grazie.»
«Peccato.» rispose accomodandosi dietro ad una scrivania di legno scheggiata che doveva fungere da bancone. «Comunque avvicinati pure. Ho una vasta scelta di bacchette tra cui puoi scegliere.» Aprì le ante dell’armadio che si trovava dietro alla scrivania e Lydia rimase senza fiato. File e file di bacchette riempivano tutti i ripiani. Erano innumerevoli, di ogni forma e dimensione, ed impilate una sopra l’altra come se fossero semplici rametti. Lydia sentì una stretta al cuore a quella vista. C’era qualcosa di sbagliato nella presenza di così tante bacchette senza i loro proprietari. Nonostante questo, si avvicinò al bancone per poterle vedere meglio. Aveva bisogno di una bacchetta. Non importava da dove provenisse.
Blake però era di un altro avviso. «Di chi sono?»
«Oh, di nessuno. Non più.» si limitò a rispondere il trafficante «Penso di averti inquadrato, ragazza mia, e credo di sapere quale sia più adatta a te.» Ne estrasse una dal secondo ripiano, facendo crollare tutte quelle che si trovavano sopra di essa. «La sua proprietaria era una ragazza determinata proprio come te. Dovrebbe rispondere bene ai tuoi ordini.» Lydia sfiorò la bacchetta con la punta delle dita. Era gelida.
«Che fine ha fatto la ragazza?» chiese Blake, la sua voce intrisa di sospetto.
«Una triste storia. Era quasi riuscita a superare il confine.»
Lydia allontanò la mano di scatto, come se si fosse scottata. «Cosa le è successo?» E addio al suo proposito di non voler sapere da dove provenissero quelle bacchette.
Il viso del trafficante era ancora coperto, rendendo impossibile leggere la sua espressione. «Un’imboscata del Ministero. È stata catturata insieme alla sua famiglia. Ma sono cose che capitano raramente, ragazzi. Il vostro viaggio sarà sicuro!»
Ma a Lydia non importava di quello. Non in quel momento. Un terribile sospetto la assalì. Si guardò attorno. Le montagne di oggetti che apparivano abbandonati, le bacchette senza più un mago o una strega ad impugnarle, finché il suo sguardo cadde su una porticina che portava ad una stanza attigua. Era piena fino al soffitto di zaini e valige. «Sono tutti oggetti appartenuti a chi è passato di qui, non è vero?» chiese in un sussurro.
Il mercenario si limitò ad alzare le spalle. «Alcuni di quelli che scappano dal Paese hanno la convinzione di poter portar con sé tutti i loro averi, ma la Passaporta sfortunatamente non prevede dei carichi pesanti. Suggerisco a tutti loro di lasciare indietro gli oggetti non strettamente necessari.»
«Ma nessuno lascerebbe la propria bacchetta.» Lydia conosceva già il vero significato della presenza di così tante bacchette in quell’armadio, ma aveva bisogno di sentirlo dire ad alta voce.
«Le incursioni del Ministero hanno creato qualche danno agli affari. Ripeto, non abbiate timore per il vostro di viaggio, sarete fuori dal Paese prima ancora che ve ne rendiate conto. Adesso possiamo tornare alla nostra trattativa? Per quanto mi piacerebbe poter conversare con voi tutto il giorno, ho altri appuntamenti in programma.» E come per dimostrare la veridicità delle sue parole, il taccuino volò di nuovo fuori dalla tasca del mantello e si aprì a pochi centimetri di distanza dal viso di Lydia. Lei intravide solo una fitta scrittura uguale a quella dei cartellini prima che si richiudesse di scatto e tornasse dal suo proprietario. «Come ti stavo illustrando, questa bacchetta potrebbe essere perfetta nelle tue mani.» continuò mostrandogliela con un gesto elegante della mano. Lo sguardo di Lydia cadde sul cartellino appeso con uno spago al manico. La gola le si seccò.
«Emh… Stavo pensando che mi piacerebbe vedere anche quell’orecchino di cui mi stava parlando.»
«Oh! Un’ottima scelta, mia cara! Vado subito a prenderlo. Vedrai che bellezza!» Il trafficante tornò verso la porta da cui erano arrivati. Al suo fianco si trovava una tendina, il trafficante la scostò rivelando una porticina che dava su una stanza minuscola e vi scomparve dentro. Sentirono il rumore di chiavistelli che ruotavano. Lydia tirò Blake al suo fianco e gli sussurrò in un orecchio. «Non abbiamo abbastanza soldi!»
«Te l’avevo detto! Accontentiamoci della Passaporta ed andiamocene subito da qui.» rispose Blake, quasi sollevato.
«No! Ho bisogno di una bacchetta!»
«Cosa pensi di… Oh no.» Blake si era accorto dello sguardo di Lydia «No! Non pensarci neppure!» bisbigliò agitato. Lanciò un’occhiata verso la tendina, che li copriva ancora dalla vista del trafficante.
«Ne prendo un’altra.» cercò di rassicurarlo Lydia «Una dall’armadio. Ne ha talmente tante che non se ne accorgerà neppure. Tu distrailo se arriva.» E senza aspettare risposta aggirò furtivamente la scrivania e si avvicinò all’armadio ancora spalancato. Allungò una mano verso una bacchetta al piano più basso.
E poi si sentì volare.
Lo stupore e l’assenza di gravità la lasciarono senza fiato ed incapace di comprendere cosa stesse accadendo. Sbatté la testa contro una vetrinetta e il vetro andò in frantumi, cospargendola di schegge. Un dolore sordo le pulsò dietro l’orecchio, seguito dal calore del sangue che iniziò a scorrere dalla ferita. Prima che riuscisse a muoversi, percepì un metallo gelido posarsi sulla sua gola. Sbatté le palpebre ripetutamente per mettere a fuoco la scena. Il trafficante era a pochi centimetri da lei, nella foga il cappello era scomparso, mentre la sciarpa era scivolata sul collo, lasciando scoperto il suo volto. Lydia si spaventò più per quello che per il coltello che le stava puntando alla gola. Il trafficante aveva il volto completamente rovinato da cicatrici. Erano vecchie, bianche, la pelle grinzosa, ma la parte peggiore erano gli occhi. L’iride e la pupilla erano sbiaditi, talmente tanto da aver perso il colore originale ed essere completamente bianchi. Si muovevano a scatti, saettando in tutti i lati, senza riuscire a focalizzarsi.
«I tuoi genitori non ti hanno insegnato che non si ruba?» chiese l’uomo, con una calma che mal di accordava con la situazione creatasi.
«Lasciala stare! Lasciala stare ti ho detto!»
Lydia non riusciva a muoversi a causa del coltello, con la coda dell’occhio però vide Blake che puntava la bacchetta contro la testa del trafficante.
Lui lo ignorò completamente, come se non rappresentasse alcuna minaccia. «Eppure mi sei piaciuta subito. Sarà per la tua cicatrice.» Con un dito accarezzò la cicatrice di Lydia, facendole voltare la testa di scatto per allontanarsi dal suo tocco. Il pugnale le graffiò la pelle della gola. Blake urlava ancora.
Gli occhi del trafficante continuavano a saettare da una parte all’altra. «Come… come…?» balbettò Lydia. Era cieco, di questo ne era certa.
Il trafficante ridacchiò. «Ci sono altri modi per vedere.» E detto questo si allontanò da Lydia, facendola ricadere a terra.
Lydia si accasciò. La ferita dietro l’orecchio pulsava dolorosamente mentre una stilettata di dolore si sollevava dal graffio sulla gola ad ogni respiro. Blake si lanciò al suo fianco e tentò di aiutarla ad alzarsi. Lydia scacciò la sua mano ed usò la vetrinetta rotta alle sue spalle per riuscire a rimettersi in piedi.
Nel frattempo il trafficante era tornato dietro alla sua scrivania, come se nulla fosse successo. «Non vi preoccupate. Il nostro accordo per sabato rimane valido. Sfortunatamente per me continuate a piacermi.» Prese la bacchetta dimenticata sul tavolo e la posò di nuovo nell’armadio, richiudendo subito le ante. Recitò un breve incantesimo e delle catene traslucide avvolsero l’intero armadio. Lydia si accorse che l’uomo aveva compiuto l’incantesimo senza neppure impugnare una bacchetta. «Io e te siamo più simili di quanto pensi.»
«Io non sono un mostro.» ringhiò Lydia, una mano posata sull’armadio per tenersi in piedi e l’altra che cercava di arginare il sangue che continuava a scorrerle dalla nuca.
Il trafficante inarcò un sopracciglio, rendendo il suo volto ancora più rivoltante.  «Mostro è una parola pesante.»
«Voi ingannate i viaggiatori! Li costringete a lasciare qui le poche cose che possiedono per rivenderle!»
«Questo si chiama fare affari.» rispose lui tranquillamente.
«No! Si chiama lucrare sulle tragedie altrui!»
Blake tentò di prenderla per un braccio. «Lydia, andiamocene!»
Lydia scrollò il braccio per liberarsi dalla sua stretta. «E che mi dice di quelli che vengono catturati? Lei è talmente potente da compiere incantesimi senza bacchetta. Potrebbe aiutarli a fuggire senza nessuna fatica! E invece le fa comodo, non è vero? Perché se loro vengono catturati lei si prende le loro bacchette. Non mi stupirebbe se fosse lei stesso a denunciare alcuni di loro al Ministero. Riceve una ricompensa, vero? Per ogni mago o strega che fa catturare. E immagino anche che il Ministero le permetta di prendersi le loro cose e continuare il suo traffico illegale.» Rabbia e dolore riempivano il cuore di Lydia al pensiero di tutti coloro che nei mesi precedenti erano passati da quella spiaggia. Chissà quante persone che conosceva erano state catturate proprio lì, forse anche alcuni genitori dei bambini che aveva imparato ad amare.
Il trafficante si sistemò nuovamente la sciarpa sulla bocca e sul naso. «Sei sveglia, ragazzina. Ammetto di aver temuto per la mia attività quando il nuovo Ministero ha scoperto la mia spiaggia. Fortunatamente anche loro sono uomini d’affari e non è stato difficile trovare un accordo che soddisfacesse entrambe le parti. Ma ripeto, voi non dovete aver alcun timore. Sabato sarete in Francia e potrete iniziare la vostra nuova vita.»
«Andiamo via!» sibilò di nuovo Blake «Prima che cambi idea.» Questa volta, Lydia non oppose resistenza.
Il trafficante raccolse il suo cappello e se lo calò sugli occhi con un mezzo inchino. «È stato un piacere fare affari con voi. Ci vediamo sabato.» E si mise a canticchiare mentre aggiustava la vetrinetta in frantumi con un gesto secco della mano.
Lydia si lasciò trascinare da Blake, consapevole che senza di lui non sarebbe riuscita ad uscire da quel magazzino, ma incapace di trattenersi dal guardare le migliaia di oggetti che stavano oltrepassando e tutto quello che rappresentavano. Le speranze, le fughe e le vite interrotte. Inciampò quando intravide una pila che prima non aveva notato. File e file di giocattoli e peluche. I suoi occhi si velarono al pensiero del destino dei loro proprietari. Quanti bambini erano passati da quella spiaggia e quanti di loro erano riusciti a fuggire? Immaginò la paura che dovevano aver provato. E il terrore che aveva assalito coloro che invece non ce l’avevano fatta. E il suo pensiero corse ai bambini che amava. Henry, Simon, Daniel, Lizzie, Beatrix, Ewart, Keira e tutti gli altri rifugiati di casa O’Brien. Quanto le mancavano.
E mentre lei e Blake si allontanavano frettolosamente dalla catapecchia sul mare, Lydia pensò che il trafficante aveva torto. Sua zia aveva torto. Lei non era un mostro. Perché nella sua vita era riuscita a fare almeno una cosa bella. Aveva contribuito a salvare quei bambini, ad impedirgli di soccombere allo stesso destino di quelli che erano passati su quella spiaggia.
E per Lydia era l’unica cosa che aveva davvero importanza.

 


  

 

 

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