L'inverno dell'anima

Harry Potter - J. K. Rowling
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L'inverno dell'anima
Summary
[Partecipante alla challenge "500themes_ita" col prompt 73, ossia "Lacrime acide"]Le braccia di Sirius si stringono attorno alle spalle dell'altro e le lacrime tremano nei suoi occhi grigi. La disperazione di James, in quel momento, attraversa il suo petto, come una potente scossa elettrica.Ma non può mostrare alcuna debolezza.

Il cielo, grigio di nubi, opprime il cimitero e, di tanto in tanto, un lampo illumina l'ambiente d'una luce livida.
Il vento, implacabile, ruggisce tra le tombe e si insinua tra i rami dei cipressi, scuotendoli.
A passo rapido e deciso, James si inoltra nel sepolcreto. Non dovrebbe essere lì, ma non gli importa.
Si ferma davanti a due semplici lapidi rettangolari, inghirlandate di rose vermiglie centifolie, dalle quali si spande un denso profumo, percorso da note agrumate e talcate.
Sulla pietra marmorea si scorgono i nomi, vergati in caratteri gotici dorati:

Fleamont Potter
2/10/1875 - 24/01/1979

Euphemia Potter
10/01/1894 - 29/01/1979

 

Finalmente, di nuovo insieme.

Un leggero sorriso solleva le sue labbra. Quelle parole e quei fiori ben raccontano il legame tra sua madre e suo padre.
La loro presenza affettuosa ancora avvolge la sua persona.
Sono un idiota., si dice. Di sua madre e di suo padre restano solo corpi, consumati dal vaiolo di drago.
E lui, in quel momento, è solo, con le sue lacrime ardenti.

Ad un tratto, una mano si posa sulla sua spalla.
D'istinto, James si irrigidisce e porta la mano alla bacchetta.
Il suo sguardo nocciola si riflette nelle iridi grigie di Sirius, che stringe un ombrello nella mano destra.
Un sospiro sgorga dalle labbra del primo e il suo corpo, prima rigido, si rilassa.
─ Hai corso un bel rischio. ─ mormora, la voce arrochita dal dolore.
Una risata ironica risuona sulle labbra dell'altro Grifondoro, mentre i suoi occhi brillano d'una luce benevola.
─ Sono in buona compagnia. ─ mormora.
Poi, le sue iridi grigie si rannuvolano e il suo sguardo si posa sulle lapidi.
─ Non potevo restare indifferente. Non ho dimenticato l'amore che mi hanno dato. O meglio, l'amore che mi avete dato. ─ prosegue, la voce incrinata dalla malinconia. In quella famiglia, ha conosciuto l'amore, che gli è stato negato.
Il calore del loro affetto ha riscaldato il gelo del suo cuore.
Sbatte le palpebre. Il dolore dilania il suo animo, ma non può dimenticarsi di James.
Ora può ricambiare il loro affetto.

La pioggia, ad un tratto, si abbatte impetuosa sul cimitero e il tuono rimbomba, come la detonazione di un cannone.
Sirius, ad un tratto, abbandona l'ombrello a terra e apre le braccia.
James, per alcuni istanti, resta immobile, il corpo scosso da brividi. Quel gesto dell'amico, così generoso, suscita in lui un insolito pudore.
Il suo amico, nonostante l'apparenza sfrontata, soffre per una famiglia che non gli ha mai voluto bene. E non può riversare su di lui il peso del suo primo, importante lutto.
Con un gesto deciso, Sirius scuote il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli, grondanti d'acqua.
─ James… Non sentirti in debito di me. Il tuo dolore non è meno importante, credimi. ─ afferma, pacato. La pena, pur dilaniante, non ha annientato la sua generosità.
Ma non gli permetterà di consumarsi in una agonia insensata.

D'impeto, James si getta tra le braccia di Sirius e soffoca un lamento nel suo petto. Con quelle poche, gentili parole ha distrutto il suo autocontrollo.
Le braccia di Sirius si stringono attorno alle spalle dell'altro e le lacrime tremano nei suoi occhi grigi. La disperazione di James, in quel momento, attraversa il suo petto, come una potente scossa elettrica.
Ma non può mostrare alcuna debolezza.
Le dita dell'altro si stringono attorno alla maglietta dell'amico. La solitudine, come una belva, dilania il suo animo e, implacabile, gli ricorda la realtà.
Con suo padre e sua madre, è morta la sua giovinezza felice.