
Il pensiero del denaro
Hermione si trovava seduta su una sedia di vimini intrecciato, collocata sotto un elegante gazebo di ferro battuto ricoperto da rampicanti fioriti. L'aria profumava di erba fresca e fiori estivi, e un delicato venticello accarezzava le ciocche dei suoi capelli castani. Il giardino che si apriva davanti a lei era un'oasi di tranquillità, un contrasto netto con i cupi ricordi di Villa Malfoy. Qui, la luce del sole abbracciava ogni angolo del prato ben curato, accendendo riflessi dorati sui petali delle rose e sui cespugli ben potati. La residenza, ereditata dalla famiglia Black, si trovava sulle dolci colline inglesi, circondata da vasti campi che sembravano fondersi con l'orizzonte. Non c’erano altre abitazioni in vista, solo natura incontaminata che conferiva al luogo una quiete quasi irreale. Hermione chiuse per un attimo gli occhi, lasciando che il silenzio fosse spezzato solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie.
Quella mattina, un gufo candido aveva picchiettato alla finestra della sua stanza, recando un messaggio impeccabilmente scritto: il luogo e l'orario per l’incontro con Narcissa Malfoy. Hermione era rimasta sorpresa dall’invito, ma anche curiosa di scoprire cosa la signora Malfoy avesse in mente. Nonostante i ricordi del processo di Draco fossero ancora vivi e dolorosi, Narcissa si era dimostrata sorprendentemente gentile nei confronti di Hermione durante gli ultimi incontri.
Un elfo domestico dal viso rugoso apparve silenziosamente accanto a lei, portando un vassoio d'argento finemente decorato. Con un inchino ossequioso, versò del tè fumante in una tazza di porcellana delicata, decorata con intricati motivi floreali. «La Signora Narcissa arriverà a breve, Miss Granger.» disse con voce acuta ma rispettosa. «È stata trattenuta al Ministero per un incontro improvviso.»
«Grazie.» rispose Hermione, osservando l'elfo scomparire con la stessa discrezione con cui era apparso.
Sollevò la tazza tra le mani e si lasciò cullare dal calore del tè, mentre i suoi pensieri vagavano tra ricordi e progetti futuri. Nonostante la tensione del recente gala al Ministero e la fatica di convincere i maghi influenti a sostenere le sue riforme, Hermione sapeva di non potersi permettere di cedere. Tuttavia, trovare Narcissa Malfoy dalla sua parte era un'evoluzione che non si sarebbe mai aspettata. Una leggera brezza sollevò i petali caduti sul tavolo davanti a lei, e Hermione si chiese quale fosse l'intento dietro questo incontro privato. Forse Narcissa aveva qualcosa di importante da discutere, o forse era semplicemente la volontà di stringere un'alleanza improbabile tra due donne provenienti da mondi tanto diversi ma accomunate dal desiderio di cambiamento.
Narcissa arrivò dopo qualche altro minuto di riflessione, chiedendo più volte scusa. «Ho avuto un incontro con gli avvocati di Draco e sono stata trattenuta, è veramente maleducato da parte mia.» si sedette di fianco a lei. «Spero che Gillie ti abbia accolta nel migliore dei modi.»
Hermione annuì prontamente. «Assolutamente sì, questo è un ottimo tè.»
Narcissa prese un sorso, poi annuì sicura si sé. «Arriva dai migliori negozi di Londra, diritto dall’india e Cina.» informò. Hermione la ascoltò parlare, i suoi modi eleganti erano ipnotici. Il modo in cui teneva la tazzina come se fluttuasse tra le sue mani, la voce era posata e sicura mentre la schiena era dritta e lo sguardo fiero. «Ma non ti ho invitato per parlare di tè, anche se mi piacerebbe.» La voce di Narcissa Malfoy era calma, intrisa di quella grazia impeccabile che la caratterizzava. Hermione sollevò lo sguardo dalla sua tazza fumante, catturando l’eleganza della donna che le stava di fronte. Narcissa era sempre impeccabile: il viso pallido e affilato, incorniciato da capelli biondo platino perfettamente acconciati, trasmetteva una compostezza che nulla sembrava poter scalfire, nemmeno la disperazione celata dietro le sue parole.
Hermione non riusciva a ignorare il contrasto tra l’ambiente luminoso e sereno del giardino e l'oscurità del discorso che intuiva stesse per affrontare. Inspirò profondamente prima di rispondere. «Draco mi ha avvisato su qualcosa del genere.»
Narcissa inclinò leggermente il capo, incuriosita, gli occhi chiari scintillanti di divertimento. «Davvero? E cosa ha detto?»
«Ha detto di dire di no.» Hermione rispose con disarmante sincerità, girandosi completamente verso la donna. «Anche se avesse nominato un debito di vita.»
La risposta strappò una risata sincera alla signora Malfoy, un suono raro e inaspettato. «Tipico di mio figlio.»
Hermione si rilassò leggermente, ma solo per un momento. Sapeva che Narcissa non l'aveva convocata per un semplice scambio di cortesie. Sentiva nell'aria il peso di una richiesta importante, forse anche scomoda. «Quindi…» chiese con tono deciso. «Cosa vuole chiedermi?»
Narcissa posò con delicatezza la sua tazzina sul piattino, intrecciando le dita sottili. Quando parlò di nuovo, la sua voce tradiva una vulnerabilità rara. «Draco… Draco sa come mi muovo.» Scosse leggermente il capo, come a voler scacciare un pensiero amaro. «Sa che sono disperata, signorina Granger.»
Hermione si trattenne dal replicare, ma il cuore le si strinse nel sentire l'onesta sofferenza nella voce della donna. Narcissa continuò, il suo tono divenendo sempre più teso.
«Perché sono disperata, e si vede. Ho dato la mia vita per la vita di mio figlio, stretto patti infrangibili, umiliata per salvarlo. Ho tentato di corrompere il giudice, e non me ne faccia una colpa.»
Hermione scosse leggermente la testa. «Non la giudico.»
«Ho provato a tutto.» Narcissa confessò con voce spezzata. «Ho tentato persino di pagare il Ministero. Nulla ha funzionato. Ma ora il giudice, durante un incontro…» Il suo sguardo si fece più intenso. «Mi ha detto che se avesse una prova concreta della redenzione di Draco, potrebbe riconsiderare la sua pena. Potrebbe liberarlo.»
Hermione aggrottò la fronte. «Non capisco cosa c’entri io in tutto questo.»
«Potresti essere tu quella prova.»
Hermione rimase in silenzio per un lungo momento. Sentiva il peso delle parole non dette, una tensione quasi tangibile sospesa tra di loro. «Cosa sta cercando di dirmi?»
Narcissa prese un profondo respiro, cercando le parole giuste. «Potresti sposarlo.»
Hermione spalancò gli occhi incredula. «Sposarlo?»
«Sì.» La donna annuì con calma disarmante. «Potrebbe aiutarlo a vivere libero.»
La mente di Hermione vacillava sotto il peso della proposta. Le parole continuavano a rimbalzare nella sua testa senza trovare un senso logico. «Ma… sposarlo?» balbettò, incapace di credere a ciò che stava sentendo.
«In cambio.» Narcissa proseguì, posando le mani sul tavolo con fermezza. «Avresti accesso ai nostri fondi.»
Hermione si raddrizzò, il viso teso dalla confusione. «In che senso?»
«Vuoi organizzare un evento di beneficenza per i bambini Babbani? Sarà fatto. Vuoi intraprendere una carriera politica? Avrai l’appoggio dell'alta società. Ti insegnerò tutto ciò che devi sapere: come muoverti, come conquistare il loro rispetto.» Hermione fissò la donna senza riuscire a rispondere subito. La proposta aveva il sapore di una trappola, eppure il fascino del potere e della possibilità di fare la differenza la tentava in un modo che non voleva ammettere. «Questa è la mia offerta, Hermione.» Narcissa si sporse leggermente verso di lei. «Aiutami a salvare mio figlio, e io ti aiuterò a cambiare il mondo.»
✶
Hermione camminava lentamente lungo il corridoio della casa di Sirius, stringendo tra le mani il fascicolo che Narcissa Malfoy le aveva consegnato. Il sole era già basso all'orizzonte e gettava lunghe ombre sulle pareti tappezzate di fotografie antiche e quadri che sembravano osservarla con attenzione. Ogni passo risuonava nel silenzio della casa, amplificando il tumulto dei suoi pensieri. Era tornata da poco dall’incontro nella residenza dei Black, ma la sua mente non riusciva a trovare pace. Aveva letto e riletto le pagine del contratto almeno tre volte, senza trovare nessuna insidia evidente. Le condizioni erano straordinariamente generose: Narcissa non solo le offriva accesso illimitato ai fondi della famiglia Malfoy per sostenere le sue iniziative politiche e sociali, ma garantiva anche la piena libertà di gestione delle risorse. Nessun controllo, nessuna richiesta di rendiconto.
L’unico vincolo reale era quello matrimoniale.
Matrimonio.
La parola continuava a rimbalzare nella sua testa come un tamburo incessante. Narcissa aveva lasciato intendere che le condizioni specifiche della convivenza e della durata del legame sarebbero state discusse direttamente con Draco. L’idea sembrava surreale, quasi come una vecchia favola in cui una giovane donna accetta un patto impossibile per ottenere ciò che desidera. Ma questa non era una favola, e Hermione non era una principessa.
«Perché proprio io?» si chiese sottovoce, lasciandosi cadere sul divano del salotto.
Era logico che Narcissa volesse sfruttare la sua reputazione irreprensibile per ottenere una redenzione sociale per Draco. Ma l’idea di legarsi in matrimonio a lui – anche solo formalmente – sembrava assurda. Non si trattava solo delle vecchie rivalità scolastiche, né delle ferite ancora aperte lasciate dalla guerra. Era la consapevolezza che la loro unione sarebbe stata vista come una farsa costruita per manipolare il sistema giuridico e sociale del mondo magico.
Eppure, per quanto assurda fosse la proposta, Hermione non poteva negare l'attrattiva dell’offerta. Narcissa le stava offrendo non solo denaro, ma anche accesso a una rete di potere che Hermione sapeva sarebbe stata essenziale per portare avanti le sue battaglie per i diritti dei Babbani e delle creature magiche. Con i fondi Malfoy e l’appoggio dell'alta società, avrebbe potuto accelerare il cambiamento che sognava da anni.
Ma a quale prezzo?
Hermione si passò una mano tra i capelli ribelli, chiudendo gli occhi per un momento. I ricordi della guerra le si affollarono nella mente: le urla, il dolore, la disperazione. Era sopravvissuta a tutto questo per essere manipolata in un gioco politico? O forse Narcissa diceva la verità? Forse questa era semplicemente l’ultima carta che una madre disperata aveva da giocare per salvare suo figlio.
E Draco?
Non riusciva a immaginare come lui potesse accogliere la proposta. Durante il processo lo aveva visto impassibile, con lo sguardo sempre fisso a terra. Sembrava disinteressato al suo destino, e Hermione dubitava fortemente che volesse mescolare le loro vite in quel modo. Sarebbe stato disposto a fingere un matrimonio con lei? A legarsi a qualcuno che aveva sempre considerato un’avversaria?
Hermione aprì nuovamente il fascicolo. Le lettere eleganti di Narcissa brillavano sotto la luce soffusa della lampada accanto a lei. L’ultima clausola le attirò ancora una volta l’attenzione:
"Le condizioni specifiche del contratto matrimoniale saranno stabilite da voi e da mio figlio Draco Malfoy, secondo mutuo consenso."
"Mutuo consenso." Quella frase sembrava volerle dire che almeno su quel punto avrebbe avuto una scelta. Ma era davvero così? Hermione sapeva che accettare significava mettere in discussione tutto ciò in cui credeva.
Eppure, la tentazione era forte.
Se accettare quel matrimonio significava ottenere finalmente il sostegno necessario per i suoi ideali… era forse così sbagliato considerarlo?
✶
Il profumo del pasticcio di zucca appena sfornato si diffondeva nella cucina della casa di Sirius, mescolandosi all’aroma più intenso del burro fuso e delle erbe aromatiche. Hermione, seduta su uno degli alti sgabelli accanto al tavolo di legno scuro, giocherellava nervosamente con una forchetta, senza toccare il piatto che Ginny le aveva servito con entusiasmo. Harry stava versando del succo di zucca nei bicchieri, mentre Ginny, con la coda di cavallo alta che le ondeggiava allegra, stappava una bottiglia di burrobirra. L'atmosfera era rilassata, familiare. Una serata tranquilla dopo giorni di tensioni e impegni ufficiali.
«Quindi, cosa ti ha detto Narcissa Malfoy durante quel misterioso tè?» chiese Ginny con un sorriso curioso, sedendosi accanto a Hermione.
«Scommetto che è stata una di quelle conversazioni gelide.» scherzò Harry mentre si accomodava di fronte a loro. «Immagino Narcissa con il suo solito sguardo altezzoso, a giudicare ogni dettaglio del tuo abbigliamento.»
Hermione sorrise debolmente, ma non rispose subito. Osservò la coppia davanti a lei: Harry, con il solito ciuffo di capelli ribelli, e Ginny, radiosa e piena di energia. Insieme formavano un quadro perfetto di complicità e serenità, un’immagine che Hermione trovava confortante e al tempo stesso lontana dalla propria realtà.
Ginny scosse la testa, ridendo. «Dai, Hermione, racconta. Non ci credo che ti abbia invitata solo per parlare del tempo. Qualcosa deve volere quella donna.»
Hermione prese un respiro profondo e posò la forchetta. «Sapete che ho chiesto a lei per vedere Malfoy, ad Azkaban, giusto?»
«Ancora non capisco perché volevi incontrarlo.» borbottò Ginny bevendo a sorsi, poi le fece segno di continuare a parlare.
«Da quando abbiamo parlato quella volta, diciamo che abbiamo chiarito i dissapori del passato. Siamo tranquilli… e mi ha fatto una proposta.»
Harry alzò un sopracciglio. «Una proposta? Del tipo... diventare madrina del prossimo galà benefico per la Fondazione Malfoy? Hanno bisogno di una figura imponente e conosciuta nel mondo magico.»
«Non proprio.» mormorò lei.
«Non dirmi che ti ha offerto un lavoro come consulente per il rilancio dell'immagine della famiglia!» aggiunse Ginny, ridendo. «Non importa quanto oro ci metta, la reputazione dei Malfoy, finché il figlio è dentro, è peggio di un calderone bruciato, non ti farebbe bene.»
Hermione scosse la testa, il viso teso. «Mi ha chiesto di sposare Draco.»
Il silenzio cadde improvviso nella stanza. Harry spalancò gli occhi, la bottiglia di burrobirra rimase sospesa a mezz’aria nella mano di Ginny. Per un attimo sembrò che la cucina stessa trattenesse il respiro. Poi Ginny scoppiò a ridere. «Oh, Hermione, questa è la migliore! Potevi dirlo subito che volevi farci ridere.»
«Gin, non sto scherzando.»
Harry si teneva la pancia, ridendo. «Il coglione dei Malfoy?»
Ginny gli posò una mano sulla spalla. «Il coglione del ‘mio padre lo verrà a sapere’!»
Continuarono a ridere tra di loro nel completo silenzio di Hermione. E dopo qualche minuto se ne accorsero che la loro amica non rideva. La risata di Ginny si spense lentamente, sostituita da un’espressione incredula. Harry si raddrizzò sulla sedia, lo sguardo serio. «Aspetta un attimo. Vuoi dire che ti ha davvero chiesto…?»
Hermione annuì, sentendo il calore salire sulle guance. «Sì. Narcissa è convinta che un matrimonio con me aiuterebbe a liberare Draco. Il giudice potrebbe considerarlo un segno tangibile della sua redenzione.»
«E tu?» Ginny la fissava intensamente. «Cosa hai risposto?»
«Non ho ancora deciso. Mi ha lasciato un contratto per esaminare le condizioni.»
Harry si passò una mano tra i capelli, sbuffando incredulo. «È assurdo, Hermione. Un matrimonio di convenienza? Non siamo nel Medioevo.»
«Lo so.» Hermione incrociò le braccia. «Ma l’offerta non è solo per aiutare Draco. Mi stanno offrendo fondi illimitati per le mie iniziative, sostegno politico… tutto quello di cui ho bisogno per cambiare davvero le cose.»
Ginny si accigliò, riflettendo. «Quindi, in pratica, loro vincono liberando Draco, e tu vinci avendo i mezzi per fare la differenza.»
«Esatto.»
Harry scuoteva ancora la testa. «Non riesco a crederci. Dopo tutto quello che abbiamo passato con i Malfoy… pensi davvero di poterti fidare di loro?»
Ginny gli diede una leggera spinta sul braccio. «Aspetta, Harry. Potrebbe non essere così folle come sembra.»
Lui si voltò verso di lei, sorpreso. «Sul serio? Stai dicendo che dovrebbe farlo?»
Ginny annuì lentamente. «Se l'unico prezzo per realizzare ciò in cui crede è fingere di essere sposata con Draco Malfoy, allora forse ne vale la pena. Hermione ha sempre combattuto per il bene comune. Questa sarebbe solo un’altra battaglia. Inoltre, eravamo tutti d’accordo nel dire che la pena inflitta a Malfoy era esagerata. È ovvio che è solo una mossa politica.» Hermione rimase in silenzio, sorpresa dal sostegno dell’amica. Ginny le prese una mano, sorridendo con comprensione. «So che non sarà facile, ma se c’è qualcuno che può trasformare una situazione impossibile in un’opportunità, quella sei tu.»
Harry si strofinò la fronte con un sospiro. «Non so, Gin. Mi sembra troppo rischioso.»
«Forse lo è.» ammise Hermione. «Ma non posso ignorare quello che potrei fare con un’opportunità del genere.»
La cena continuò tra riflessioni e battute sporadiche, ma la decisione pesava nell’aria come una promessa ancora da compiere.