Nel silenzio dell’oscurità

Harry Potter - J. K. Rowling
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Nel silenzio dell’oscurità
Summary
Dopo la morte di Sirius, Harry sprofonda in un abisso di dolore e rabbia. Il legame con i suoi amici si incrina e il suo comportamento diventa sempre più imprevedibile. Silente, preoccupato, decide di affidarlo per l’estate a una figura inaspettata: Severus Piton.Costretti a vivere sotto lo stesso tetto, i due iniziano a conoscersi realmente, lontani dai ruoli scolastici. Lentamente, Piton scopre un Harry fragile, ma straordinariamente determinato. Intanto, Draco Malfoy, che vive un distacco crescente dal padre, viene coinvolto da Silente in un piano per redimere sé stesso. Draco finirà per essere temporaneamente affidato anche lui a Piton.I tre si troveranno in un delicato equilibrio di odio, rivalità e comprensione, che cambierà per sempre la loro vita.
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Il terzo posto

Harry aveva imparato a muoversi in silenzio. Era qualcosa che i Dursley gli avevano insegnato con l’insofferenza, con i rimproveri lanciati a voce bassa, con i colpi dati dietro la porta. A casa Dursley, non si doveva sentire che lui c’era. E ora, in quella casa che non conosceva, in cui il freddo sembrava penetrare dalle fondamenta, quel silenzio tornava utile.

Passavano i giorni. Piton parlava poco, e solo quando necessario. Non era crudele, ma nemmeno gentile. Preparava da mangiare senza mai invitare Harry a unirsi: semplicemente lasciava il piatto sul tavolo e si allontanava. Nessuno diceva “grazie”. Nessuno diceva “prego”. Era una convivenza fatta di distanza, di parole centellinate, come se il linguaggio fosse un lusso che nessuno voleva concedersi.

Harry aveva trovato rifugio in un vecchio libro di trasfigurazione, e passava le ore sfogliando pagine che non riusciva a leggere davvero. La mente era troppo occupata a chiedersi cosa succedeva adesso. E se davvero quella era la sua nuova “famiglia”.

Poi arrivò lui.

Era una sera come le altre. La pioggia batteva leggera contro i vetri, e Piton era chiuso nel suo studio. Harry stava sul divano, cercando di non fare rumore. Quando sentì la porta d’ingresso aprirsi, il cuore gli saltò in gola.

Un rumore di stivali bagnati, il suono di una voce. Maschile. Giovane. Irritata.

«Severus! C’è un motivo per cui nessuno mi ha avvisato che viviamo con qualcuno?»

Harry si sollevò leggermente, trattenendo il respiro. I passi si avvicinavano. Poi una figura apparve nell’ingresso, illuminata dalla debole luce della lampada: Draco Malfoy.

Aveva i capelli biondi raccolti dietro con ordine, il viso contratto in un’espressione di puro fastidio. Indossava un mantello nero elegante, zuppo di pioggia. I suoi occhi grigi si posarono su Harry con uno sguardo che non aveva bisogno di parole: cosa ci fai qui?

Harry si alzò lentamente. «Ciao,» mormorò, incerto.

Draco inarcò un sopracciglio. «Oh, che gentile. Potter che saluta. Pensavo sapessi solo fare lo sbruffone, ma a quanto pare riesci anche a sembrare… patetico.»

Harry serrò la mascella. Era stanco. Troppo stanco per iniziare un battibecco.

«Non sono qui per scelta.»

Draco si avvicinò di un passo. «Nemmeno io. Ma almeno io ho un motivo per stare qui.»

A quel punto, Piton uscì dallo studio, i capelli legati, lo sguardo tagliente.

«Basta così, Draco.»

«Non mi hai detto niente.» Draco non distolse lo sguardo, nemmeno davanti a Piton. «Torno dopo una settimana e trovo… lui sul divano?»

Harry si sentì gelare. Lo stesso tono che aveva sentito mille volte dai Dursley. Quell’intruso, quell’ospite indesiderato. Non c’erano differenze.

Piton lo ignorò. «Ti parlerò più tardi. Per ora, comportati da ospite, non da padrone di casa.»

Draco sbuffò, lanciando un’ultima occhiata a Harry, poi si diresse verso le scale senza dire altro.

Harry rimase in piedi, incerto.

«Hai bisogno di spiegazioni?» chiese Piton.

«No.» Il tono di Harry era piatto. Non voleva mostrare quanto facesse male. Quanto facesse male essere sempre quello fuori posto.

Piton lo osservò per un istante più del necessario, poi tornò nel suo studio.

Harry si rimise sul divano. Non c’era più concentrazione per leggere. Solo un nodo in gola che non si scioglieva. L’idea che persino in quella casa ci fosse qualcuno che non lo voleva lì. Qualcuno che pensava fosse un errore.

E la parte peggiore? Harry non sapeva dargli torto.

Più tardi, sentì delle voci al piano di sopra. Piton e Draco. Non gridavano, ma si capiva che c’era tensione.

«Non è solo questione di… simpatia, Severus. Hai portato qui Potter. Potter.»

«Non è affar tuo chi ospito.»

«E io che cosa sono, allora?»

«Tu sei mio figlioccio. Lui è… qualcosa di più complicato.»

Un silenzio. Harry trattenne il fiato.

«Complicato quanto?» domandò Draco, quasi con disprezzo.

«Complicato quanto basta per non lasciarlo morire da solo.»

Harry non seppe se sentirsi sollevato o più solo di prima.

Quella notte, mentre giaceva sul letto, con le lenzuola ruvide e il respiro rallentato, si rese conto che forse non avrebbe mai avuto un posto suo. Ma forse, almeno, aveva trovato un angolo dove nessuno gli chiedeva di sparire.

E per ora, poteva bastare.

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