The gold in my palm was mistaken for sand

Bleach (Anime & Manga)
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The gold in my palm was mistaken for sand
Summary
Ogni giorno trascorre come nei suoi libri, come una danza dai tre rintocchi: ricostruire, non abbassare la guardia e immaginare un futuro, per poi ricominciare. Magari, questo accadeva anche nelle storie di cavalieri e magia che amava leggere, ma non veniva detto.Lì, dopo il lieto fine c’è sempre la pace. Ma forse, nella realtà, è possibile che possa passare molto tempo prima che diventi un’abitudine, che sia uno stato naturale delle loro giornate e non solo una patina d’attesa che circonda gli eventi.
Note
Scritta con il prompt Orizzonte @ COWT #14, landedifandom.

La maggior parte delle volte, Nel non si accorge del tempo che passa. Come ogni cosa, in quel mondo fatto di sabbia e di alberi che hanno lo stesso colore delle ossa, trascorre così lento da sembrare immutabile.

Da quando la guerra è finita, trascorre la maggior parte del suo tempo cercando spazi aperti. Le camere impolverate di Las Noches, distrutte dalle battaglie, sembrano ancora più morte e spettrali di un intero deserto formato da corpi di Hollow morti.

Legge i libri trovati in quello che rimane del castello. Se ne fa portare altri da Ichigo e dai suoi amici e poi li sfoglia finché non ha imparato ogni pagina a memoria. Attende qualcosa e non sa nemmeno cos’è.

Finisce per riconoscere ogni rovina, ogni pietra nelle vicinanze e, a volte, immagina di essere in un altro posto.

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Quando il fumo e la polvere si diradano, bisogna pensare a ricostruire. C’è grande fermento in tutti e tre i regni.

Nel aspetta al castello, durante i negoziati. Una parte di sé sa che quelli che ha davanti è gente che deve onorare un debito di gratitudine nei loro confronti, sono amici di Ichigo, persone fidate. L’altra però, quello che è così stanca di combattere, si ricorda ancora che cosa succede quando ci si fida di uno Shinigami.

Ci sono tutti i calcinacci sul pavé di Las Noches a raccontarlo, e i corpi di così tanti di loro, sacrificati in nome dell’ambizione di qualcuno che pensava di poter diventare un Dio, e alla fine era caduto esattamente come chiunque l’altro.

E quando, dopo un tempo che sembra essere infinito, riesce ad avvicinarsi a Harribel, nota che la sua schiena è rigida e il suo viso segnato dalle occhiaie.

Le posa una mano sulla spalla, stringe appena, e vede il suo viso illuminarsi nonostante tutto intorno a loro sia buio.

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Ogni volta che legge un libro, non può fare a meno di immaginarsi di vivere in un’altra vita. Una un po' più dolce, forse, dove non è solo la forza a comandare, a decidere ogni aspetto della loro vita.

In cui la luce del sole riesce a penetrare lo Hierro, solleticando la pelle finché non diventa rossa. Dove non ci sono spade da affilare continuamente e morti da piangere.

Grimmjow rimane raramente a palazzo.

Non si ferma mai. Vaga per i Tre Mondi, prova a trovare Vasto Lorde abbastanza potenti da poter servire a Las Noches, a convincere Ichigo a duellare.

“Che cosa stai cercando?” domanda un giorno, alzando lo sguardo dalle pagine ormai stropicciate, nonostante sappia che non lo sappia nemmeno lui.

Infatti, serra la mascella, irrigidisce le spalle e non risponde.

Ed è triste perché, come lei non si è mai trovata a suo agio a brandire la spada, a mietere vittime, in battaglia Grimmjow invece è sempre stato nel suo elemento. L’adrenalina della lotta, i colpi che tolgono il respiro, il sangue che scorre sulla sabbia e le rocce… sembrava lui che si sentisse vivo solamente quando aveva la vita di un’altra persona su un palmo della mano.

In circostanza normali, Nel non sarebbe mai riuscita a capirlo.

Ma ora, in quel mondo sospeso nel tempo e nello spazio, troppo calmo per ospitare una battaglia ma troppo incerto per permettere a tutti di loro di abbassare la guardia, si sente stranamente vicina a lui.

In questo presente, entrambi sono fuori posto.

Alza un sopracciglio, gira una delle pagine con le dita. “Qualsiasi cosa sia, non credo che la troverai se non ti fermi a cercarla.”

Lui ride sguaiatamente, ma sembra uno di quegli animali feroci, che cercando di farsi grandi per occupare tutto lo spazio e scongiurare ogni attacco. “E che cazzo dovrei fare? Cercarla in quelle stupide favole, come te?”

Nel non dice nulla.

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Ha letto di mari e di fiumi, dell’acqua che accarezza delicatamente ma può anche essere letale, trascinando una persona verso l’abisso.

Nel non l’ha mai vista, non in questa vita, ma la immagina sempre molto simile al reaitsu di Harribel. Cristallino e pulito, fresco ma non gelido; che lascia un piccolo brivido sulla pelle quando la graffia. Impossibile da ignorare.

Si siede accanto a lei, dopo una giornata in cui non è uscita dalle sue stanze, probabilmente impegnata ad organizzare le difese, a tirare le file di un esercito che è stato decimato, e rimane ferma ad osservare un punto imprecisato dell’orizzonte.

Forse dovrebbe sentirsi in colpa.

Le piacerebbe fare di più, aiutarla, toglierle un po' del peso che sembra piegarle la schiena. Ma Harribel non la fa mai chiamare.

Probabilmente pensa sia suo compito, come regina, sobbarcarsi la preoccupazione per il futuro del loro intero mondo. Si sbaglia, e Nel vorrebbe farglielo capire, cerca le parole giuste.

Prima che riesca a dire qualcosa, però, lei la batte sul tempo. “Che cosa stai leggendo?” domanda.

È una storia banale, forse una delle più noiose che abbia mai letto. C’è un principe che deve salvare una ragazza, prigioniera di un sovrano malvagio che l’ha incatenata in un castello. Non importa cosa lei faccia, ogni tentativo di fuggire la riporta magicamente nella sua prigione.

Alza le spalle e posa il libro sulle ginocchia. “Una storia d’amore e di magia.”

Harribel sorride. “Sembra bella,” mormora sospirando, le spalle che si rilassano appena.

Vorrebbe contraddirla ma, ancora una volta, rimane in silenzio.

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Harribel continua a vivere nello stesso palazzo che aveva usato durante la Guerra d’Inverno. Ci sono coperte chiare sul letto e grandi finestre che danno sulle dune di sabbia.

Dopo una giornata più lunga delle altre, Nel le sfiora appena le dita e vede i suoi occhi, verdi e brillanti come nient’altro in quel deserto, illuminarsi per un istante, prima di annuire piano, riprendere la concentrazione.

Quando sono sole, Nel non aspetta altro che baciarle le labbra, assaggiare il suo stesso respiro.

Attende il momento in cui la serratura della porta scatti, prima di spingerla contro il muro, la bocca che lascia una scia umida sul collo mentre, dalle sue labbra socchiuse, il fiato si confonde con i gemiti.

Le cinge il fianco con le braccia, una mano che le sfiora l’ombelico per poi scendere più infondo, piano come una carezza.

“Nelliel,” le sussurra piano lei, il fiato caldo e bagnato che le solletica la pelle del collo.

Quando abbassa la testa, sfiora la sua intimità con le labbra prima di entrare dentro di lei con la lingua, è come se non fossero a Las Noches.

Sono in tutte le storie che ha letto, avventure lontane con un lieto fine, malgrado le avversità. Sono dappertutto e da nessuna parte, in ogni luogo.

Harribel è sempre bellissima. È così forte, potente e sicura, eppure, sotto i suoi piccoli baci quando l’assaggia, la sua schiena inarcata e i suoi occhi socchiusi, è completamente diversa.

Apre un po' di più le sue gambe, cerca la sua mano. Trattiene i gemiti da dietro le labbra, nasconde la testa contro l’incavo della sua spalla, cerca di stringerla il più possibile a sé.

Le prime volte, Nel aveva pensato che il motivo fosse che, nonostante la guerra fosse finita, un Hollow non smette mai di doversi difendersi. Ma Harribel non è così.

O forse, semplicemente, nonostante tutto quello che hanno condiviso, Nel rimane la sua sottoposta. È il suo primo cavaliere, certo, ma i titoli hanno un valore relativo quando la distanza tra di loro è così grande.

Nel ci aveva messo un po' per capire che il motivo era più sottile. È vero, Harribel è la regina, ma non è la sfiducia o un senso di distacco a frenarla.

Nonostante cammini con sicurezza, a testa alta, la sua schiena sostiene sempre l’impegno di una corona troppo pesante. Rilassarsi potrebbe portare con sé la possibilità che vacilli, che perda l’equilibrio. Forse pensa che, assumendosi la responsabilità di indossarla, abbia anche rinunciato al diritto di sfilarla dalla testa per riposare. Di chiedere aiuto per sorreggerla.

Quando viene, Nel la bacia, assaporando ogni istante della sua voce spezzata sulla lingua, e sorride contro le sue labbra, facendo del suo meglio per convincerla del contrario.

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Il deserto continua ad essere freddo e silenzioso, esattamente come le briciole di cristallo che lo compongono.

Ogni giorno trascorre come nei suoi libri, come una danza dai tre rintocchi: ricostruire, non abbassare la guardia e immaginare un futuro, per poi ricominciare. Magari questo accadeva anche nelle storie di cavalieri e magia, ma non veniva detto.

Lì, dopo il lieto fine c’è sempre la pace. Ma forse, nella realtà, è possibile che possa passare molto tempo prima che diventi un’abitudine, che sia uno stato naturale delle loro giornate e non solo una patina d’attesa che circonda gli eventi.

Nel fa del suo meglio. Assiste i soldati rimasti, cerca di addestrarli per farli diventare forti, aiuta ad eliminare la polvere e i calcinacci.

Lei e Harribel continuano a vedersi quando tutto si fa silenzioso a Las Noches, chiudendosi la porta alle spalle e baciandosi finché non hanno più il respiro. Così lentamente che quasi non se ne accorge, più i giorni passano, più la sua schiena si rilassa sotto le sue dita e il suo sorriso sboccia più spesso sulle sue labbra.

Sono in piedi sulla terrazza, coperte dalle lenzuola leggere che hanno preso dal loro letto. Il vento soffia e ulula, alza la sabbia del deserto sotto di loro.

Nel lo sta fissando, lo sguardo che si perde aldilà dell’orizzonte, quando sente le mani di Harribel stringerle appena la spalla, le sue labbra lasciarle un bacio leggero dietro il collo mentre l’abbraccia.

Ripensa alla storia che ha riletto ultimamente, quella del cavaliere e della regina che, nonostante abbiano combattuto con tutte le loro forze, continuavano a rimanere bloccati in quel castello. All’inizio si era chiesta come potesse esserci un lieto fine, quando c’era ancora così tanto da esplorare lì fuori.

Prende una mano di Harribel e la porta alle labbra, lasciandole un bacio leggero sulle dita.

Forse non hanno ancora raggiunto la pace, arriveranno nemici ancora più forti da abbattere, ci sarà ancora dolore. Magari quel deserto buio e freddo, con la luna che illumina di bianco le due, non sarà il loro lieto fine. Dovranno ancora attendere, dovranno ancora lottare.

Però, mentre Harribel si appoggia un po' contro di lei, intrecciando le dita nei suoi capelli lunghi, Nel non sente più la paura scorrergli sulla pelle mentre attende.